Storia del burlesque


Si dice burlesque e si pensa a Dita von Teese, che ha di certo sdoganato quest’arte negli ultimi anni, portandola al grande pubblico. Eppure, il burlesque è un’arte con una storia secolare e degna di nota che vede le sue origini nel quinto secolo in Grecia, ad opera del più famoso dei drammaturghi, Aristofane, che nella sua Lisistrata mise in scena la storia delle mogli dei militari greci che, stanche delle guerre protratte troppo a lungo, si ritirarono sull’Acropoli e negarono ai loro mariti la loro compagnia e il sesso. Un’opera nata come dramma e satira politica, inscenata da attori uomini vestiti da donne procaci (al tempo le donne non potevano recitare) che ondeggiavano i fianchi, prima invogliando al sesso i propri mariti e poi, improvvisamente, negandoglielo, prendendoli in giro e prendendo in giro una guerra inutile che aveva portato al declino un intero stato, che ne era ormai troppo stanco.

Poi, sul burlesque, più nessun accenno sino all’età vittoriana, dove sono stati dei collant color carne a iniziare una rivoluzione culturale: in decenni di alta morale e rigore religioso, di colletti chiusi e gonne lunghissime, un gruppo di giovani donne guidate da Lydia Thompson, le Bionde Inglesi, scandalizzarono ed eccitarono la Gran Bretagna per mezzo di questo indumento che faceva apparire nude le gambe, pur senza esserlo. Le scenette di burlesque presentate sui palchi divennero così famose che presto si intraprese il tour in America, in una New York, al tempo del proibizionismo, dove interi club di uomini attendevano di vedere questi spettacoli sorseggiando drink di contrabbando. Intanto, però, era nata la pubblicità, poiché la notizia della procacità e della sensualità di ogni ballerina precedeva l’esibizione di molti giorni.

Da lì, nel nuovo secolo, il burlesque fiorì, trasformandosi dal divertimento di una notte con un insieme festoso di ragazze, cantanti, attrici e ballerine, sino ad arrivare ad essere una vera e propria arte nella sua epoca dorata, la belle époque a Parigi, inizi ‘900.

Parigi, amante della decadenza culturale, era la città perfetta per lo sviluppo dell’arte del burlesque: fra cancan, Folies Bergère e Moulin Rouge, ogni ragazza, indipendentemente dal suo passato, poteva diventare una stella del palcoscenico. È per esempio la storia di Jeanne Marie Florentine Bourgeois, nota a tutti come Mistinguett o come Le gambe più belle del mondo. 

Di origini umili, ma fortemente ambiziosa, arrivò a calcare i palchi più famosi di Parigi alimentando il mito del suo magnetismo erotico. Con lei, le showgirl iniziarono a vendere non più i loro corpi e le loro arti, ma la magia dell’eros e dell’intrattenimento.

Nel frattempo anche in USA la connessione fra alcol di contrabbando e ballerine di burlesque cresceva, vedendo il boom dei cosiddetti locali speakeasy. Da questa sponda dell’oceano il nome più noto e amato era quello di Gypsy, o Rose Louise Hovick, figlia di ballerina di burlesque e per questo, già da molto giovane, esperta nelle arti seduttive. In pochissimi anni divenne ricca con la sua arte e richiestissima per le sue esibizioni, finché il burlesque non fu così sdoganato da poter conquistare anche il cinema (anche perché, nel frattempo, la vita notturna nei locali era osteggiata da politici locali, produttori di Broadway risentiti, proprietari immobiliari e dalla Chiesa Cattolica che perdevano potere sugli introiti vertiginosi del giro e sulla morale).

Così, la seconda guerra mondiale era finita e le pin-up avevano tenuto compagnia e allietato le notti di tutti i giovani militari americani, portando un burlesque semplice, diretto e veloce nelle strade e sulle navi dei marines. Le pin-up divennero famose come i giocatori di baseball e altrettanto iconiche nella cultura pop americana. Fra queste, ne emersero alcune entrate poi nell’olimpo della seduzione: una biondina nota come Marilyn Monroe e, poco dopo, un’altra chiamata Brigitte Bardot. Capelli vaporosi, rossetti rossi, ampi seni e fianchi fertili, queste bombe hanno ispirato le donne di tutto il mondo a esagerare la loro voluttà. Il corsetto che aveva riempito gli armadi delle ballerine di burlesque francesi e inglesi decenni prima, tornò a essere un capo di moda quotidiana da possedere. Certo, la personalità di queste dee era studiata e creata a tavolino dalla grande macchina del cinema che era Hollywood, esagerata come la quantità di lacca sui capelli e le scollature, ma l’impatto di queste icone fu così grande da portare la seduzione nelle camerette di tutte le ragazze del mondo. Ciascuna, volendo, poteva ambire a sentirsi una ballerina di burlesque per una notte.

Da queste donne in poi, la vita femminile è diventata vanesia, colorata e divertente. Non si era più oscene, ma belle. Un movimento nato nel buio, aveva donato la luce a intere generazioni a seguire.

Ed ecco che si torna alla von Teese, la regina del neo burlesque: dalle copertine di playboy, in un burlesque che ritorna a essere scandalo nei primi anni novanta, al palco perbenista di Sanremo di qualche anno fa, vestita di soli diamanti. Della serie: non riusciamo proprio a fare a meno delle ballerine di burlesque, torniamo sempre a cercarle.